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Notizia del 11 1 2012

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PRESENTATO IL DECIMO RAPPORTO DI LEGAUTONOMIE
Enti locali, mille intimidazioni negli ultimi 11 anni...

Amministrazioni sotto assedio. Nel 2011, in Calabria, sono state 103 le intimidazioni contro gli amministratori. Il dato, contenuto nel decimo rapporto di Legautonomie sulla "Sicurezza degli amministratori calabresi", è in linea con le 106 intimidazioni del 2010. Si conferma, dunque, il trend negativo di un fenomeno che colpisce principalmente i sindaci (34%) e ha interessato, dal 2000 ad oggi, il 54% dei Comuni calabresi, soprattutto – come nel 2010 e nel 2011 – in concomitanza delle tornate elettorali. Il presidente di Legautonomie Calabria e consigliere regionale Pd, Mario Maiolo, ha presentato ieri, a Catanzaro, il rapporto curato da Claudio Cavaliere. Ad affiancarli alcuni dei sindaci che nel dossier sono entrati, a causa delle intimidazioni subite, come "statistiche": Gianni Speranza (Lamezia Terme), Carolina Girasole (Isola Capo Rizzuto), Elisabetta Tripodi (Rosarno) e, in sala, Pino Pitaro (Torre di Ruggiero) e Pantaleone Procopio (Montauro).
Il report traccia una cartina dettagliata, in cui le intimidazioni sono quasi uniformemente suddivise per tutto il territorio regionale. Un risiko che coinvolge grandi città e piccoli centri: dal 2000 ad oggi sono stati 966 gli atti intimidatori verso gli amministratori. Il primato assoluto spetta alla provincia di Reggio (276 intimidazioni complessive, 32 nel 2011), con il 31% dei casi. A Crotone, invece, spetta la poco invidiabile palma di zona più colpita in rapporto ai soli 27 Comuni presenti in provincia: con 134 casi segnalati (22 nel 2011), raggiunge il 20%. Seguono le province di Catanzaro (12 nel 2011, 209 nel complesso), Vibo Valentia (18 su 190 totali) e Cosenza (19 su 157). L'anno passato le intimidazioni hanno interessato il più alto numero di Comuni (68), nella maggior parte dei casi con l'utilizzo di lettere minatorie, recapito di proiettili e ordigni inesplosi (29,1%). A ruota seguono i danneggiamenti vari (22,3%) e le autovetture incendiate (18,4%).
Il 70% degli atti intimidatori è indirizzato alle amministrazioni comunali: il 34% verso i sindaci, il 23% ai consiglieri, il 12% agli assessori soltanto per quel che riguarda l'anno scorso. Nel rapporto, inoltre, vengono sottolineati alcuni nessi interessanti: «Per prima cosa esiste una relazione – afferma Cavaliere – fra i consigli comunali sciolti e gli atti intimidatori, che ne costituiscono uno dei motivi fondamentali. In secondo luogo le modalità degli attentati non possono essere tutte riconducibili a un singolo cittadino esasperato. In terzo luogo, infine, non c'è un rapporto fra il numero degli atti intimidatori e la popolazione degli abitanti, come simboleggia il caso di un piccolo centro come Sant'Agata d'Esaro, dove il sindaco s'è dimesso in seguito a una serie di intimidazioni».
Secondo Maiolo «per eliminare il rischio di assuefazione è necessaria la creazione di una task force delle forze dell'ordine che si occupi esclusivamente della lotta contro questo fenomeno». Le cause dell'escalation, per il presidente di Legautonomie, sono da attribuire alla responsabilità della società e della politica calabresi, «incapaci di fare rete per fronteggiare l'indebolimento del sistema delle autonomie locali».
Della necessità di una maggiore solidarietà fra i sindaci calabresi ha parlato Speranza, che ha proposto «la visita di una delegazione di almeno 50 primi cittadini sia a Isola Capo Rizzuto, che a Rosarno, perché Girasole e Tripodi sono un simbolo di democrazia e modernità da difendere». La lotta alle intimidazioni va intesa come una difesa della democrazia, secondo Carolina Girasole, perché combattere quei metodi vuol dire escludere dal governo della cosa pubblica «i gruppi di potere che non rispondono degli interessi generali». Per Elisabetta Tripodi, infine, le intimidazioni sono un problema radicato, che andrebbe approfondito dal punto di vista sociale, perché spesso gli amministratori devono affrontare «una società fortemente involuta».

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