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Notizia del 22 9 2006

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“LA CALABRIA ADOTTI IL SUO PAESE PIU POVERO”
Di Giuseppe Pitaro, sindaco di Torre di Ruggiero

E’ dall’analisi dei dati economici e sociali oggettivamente disponibili che occorre prendere le mosse per avviare una riflessione puntuale su Torre di Ruggero, la parte della Calabria più emarginata.
E’ dai dati economici che occorre avviare una riflessione sulla realtà di questo centro urbano, sui suoi giovani, gli anziani, le iniziativa economiche presenti nel suo territorio e quelle fallite o mai avviate.
L’ultimo centro urbano dell’entroterra calabrese: il più povero di una delle regioni più economicamente svantaggiate d’Italia ( dall’analisi della distribuzione dell’imponile Irpef elaborata dal Centro Studi Sintesi di Mestre sulla base delle dichiarazioni fiscali del 2002 fornite dal ministero dell’Interno ed attualizzate al 2005 attraverso l’indice Foi dell’Istat, emerge che il paese più ricco della Calabria è Castrolibero e quello più povero è Torre di Ruggero - Sole 24 Ore del 6/2/2006 - )
D’altronde, proprio la situazione economica grave e preoccupante del centro delle preserre catanzaresi, ha indotto tantissimi giovani scolarizzati e spesso laureati, negli ultimi decenni, ad emigrare. A Torre di Ruggiero una famiglia mediamente vive con 6.362 euro all’anno, ossia con 530 euro circa al mese e un individuo. E il dato si commenta da sé.
Vi è un contesto urbano desertificato, impoverito oltre misura e causa di solitudini umane ed emarginazioni sociali. Oggi Torre di Ruggero, un borgo a pochi chilometri da Serra San Bruno è il simbolo di una Calabria che regredisce anziché avanzare.
E anche di una Calabria abbandonata, in cui può accadere di tutto nell’indifferenza generale. Il simbolo di una Calabria che si piega su se stessa, e attende la morte, anziché rialzarsi e dare battaglia. Per questi poco encomiabili dati statistici, economici e sociali, Torre di Ruggiero si è guadagnato i galloni di “ultimo” e quindi qualche rigo sulla stampa nazionale, qualche passaggio nelle televisioni nazionali e regionali che hanno registrato lo sfogo di alcuni suoi cittadini, ma purtroppo ancora non innescato, nel contesto istituzionale regionale e nei gangli pulsanti dello Stato, alcuna reazioni utile a rendere possibile la risalita. Ecco, pertanto, il punto di domanda da cui riprendere ad impegnarsi: come organizzare la risalita? Come rimuovere antiche incrostazioni sociali, isolamenti ancestrali che generano solitudini umane e disperazioni che, sedimentando nel tempo, hanno fatto di questo bellissimo nucleo urbano che gode di una montagna stupefacente ma abbandonata, una realtà al limite del degrado sociali ed esistenziale. Di questo siamo chiamati tutti a discutere. La sociologia, la storia, la psicologia forse, potranno attardasi sulle cause che hanno provocato lo sconquasso economico e sociale. Alla politica spetta la responsabilità delle risposte. Risposte che dovranno essere generali: economiche, sociali, culturali. Prima, però, d’inoltrarci nelle singole risposte possibili, è urgente rimettere in piedi un minimo di ceto dirigente del centro urbano, le sue migliori risorse umane disponibili all’impegno civile e sociale.
Questa è la traccia su cui vorrei indirizzare, per quanto mi riguarda, il mio personale impegno politico. Anzitutto organizzare le migliori risorse umane che intendano spendersi generosamente per ridare speranza e fiducia a questo splendido centro urbano. Non è facile. A tutti è noto che vivendo in un contesto di sottosviluppo si rischia, a volte, di rimanere influenzati, soggiogati quasi dall’inerzia che si diffonde come una malattia contagiosa.
Ma a questa sfida siamo chiamati a dare risposte forti, non condizionate dai nostri egoismi personali.
Ognuno per la propria parte!
La stessa solidarietà che la Calabria esige dallo Stato per il suo storico arretrato e per il suo enorme credito nei confronti delle aree ricche di un Paese squilibrato e, sostanzialmente, diviso tra aree ricche ed aree povere, a lei la chiede a viva voce un suo piccolo centro urbano di 2ooo anime. Con la stessa forza, si rivolge anzitutto al Presidente della Regione on. Agazio Loiero. Al quale chiediamo un’attenzione particolare per un figlio povero della Calabria: il più povero. Una sensibilità accentuata per un piccolo mondo antico.
L’istituzione di una task-force che si appassioni alle problematiche sociali di un paesino calabrese senza opportunità, e lo aiuti a misurarsi con i problemi dotandolo degli strumenti indispensabili per organizzare delle risposte.
La Calabria che è la regione prediletta del Governo di Romano Prodi deve adottare il suo paese più povero, più arretrato, l’ultimo della fila, quello che oggi, anche per via di una serie di mutamenti istituzionali e politici, regionali e nazionali, si affaccia alla finestra con una speranza nuova che ci auguriamo non vada delusa.
Tutto ciò non esclude le responsabilità di chi a Torre vive ed opera e dei suoi amministratori, al contrario: in realtà, soltanto chi, vivendo ed operando a Torre, dimostrerà di avercela messa tutta per cambiare lo status quo, potrà richiedere, con maggiore energia ed audacia, il sostegno delle Istituzioni regionali e nazionali.

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